La questione cambia in realtà soprattutto a metà del decennio scorso quando nuovi esponenti del cantautorato e nuove band tendenti in sostanza all’alt-rock arrivano alle masse: questi personaggi in un primo momento erano anch’essi ascrivibili alla corrente, per motivi sia musicali che per la distribuzione totalmente indipendente. 42 Records e La Tempesta Dischi per esempio sono due realtà storiche che nel tempo hanno raccolto alcuni dei nomi più importanti ascrivibili alla corrente ed in particolare alla sua prima ondata: I Cani, Tre Allegri Ragazzi Morti, Zen Circus, Sick Tamburo e gli esempi possono essere tanti.
Era ben chiaro che l’indie non fosse un genere ma una corrente, che si trattasse di indie rock o indie pop: il termine non designava la musica né il pubblico ma semplicemente l’attitudine distributiva, al massimo quella compositiva.Īd essere seguite dal pubblico erano poi direttamente le label coinvolti, avendo un ventaglio di nomi ben più ampio: il termine non era masticato poi da tutti e aveva un’accezione diversa dalla classificazione musicale. C’è una differenza sostanziale però: in questo periodo chi in qualche modo usufruiva del termine indie era più informato sulle sue radici. Ed è così per tutti i primi 2000 con una scena indipendente che si distacca in maniera sostanziale dai prodotti propinati dal pop. La questione è piuttosto semplice ma anche interessante e va analizzata proprio a partire dalla storia di questa ondata.Īlla base di più altisonanti prodotti commerciali ci sono sempre prodotti che raggiungono un pubblico minore ma che, a disparità di numeri, sono comunque più influenti: il mercato indipendente è sempre stato collegato in qualche modo all’underground, frutto di circuiti lontani da industriali processi discografici e di un gusto sincero per il do it yourself. There’s a whole list of colorful nicknames like “Banana Hammock” and “Snake Suppressor” but we’ll leave those to your imagination.È strano a dirsi ma uno dei fenomeni musicali più importanti degli ultimi anni in Italia forse non riguarda la musica: con la creazione della nuova scena cantautoriale italiana il termine indie ha assunto accezioni sempre più estese fino a comprendere, per assoluto paradosso, anche prodotti distribuiti da major discografiche. Men have been covering their privates since the beginning of time and since then the list of names for this particular article of clothing has included: loincloth, braies, chausses, Fundoshi, knickers, drawers, underpants, Y fronts, trolleys, scants, skivvies, trunks, manties, jockstrap, willy warmers, manhole covers, BVDs, tighty whiteys, boxers, and briefs.
CONDITION: throw them out if the waistband is stretched out, the fabric is worn out or torn. Blue and grey are sexier than black and stripes and plaid are great for boxers. Here’s a quick synopsis of the AskMen article: STYLE: a combination of boxers and boxer briefs – no briefs allowed. The same articles asked guys “What type of underwear makes you feel more like a man?” The majority of guys said boxers 43%, followed by briefs at 40% and going commando at 13%. In terms of what men actually buy? 58% boxer briefs, 18% boxer shorts, 16% colorful briefs, 6% tighty whiteys, and 2% thongs. Only 3% of the men polled said they didn’t wear underwear.
The debate over “Boxers or Briefs” was put to the test in 2016 when HuffPostcollaborated with AskMen, who polled 650 men on the subject. We’ve assembled some of the most sexy "Men In Underwear" images available. Whether in boxers or briefs, a guy sporting just his “unmentionables” is going to get our attention.